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L’esperienza clinica dimostra che molte cefalee, dolori facciali, dolori all’orecchio, ronzii, cervicalgie, vertigini, lombalgie possono essere a partenza da disordini dentari, oppure, essere la conseguenza di trattamenti odontoiatrici od ortodontici che hanno risolto il danno o il disordine dentario, ma non quello muscolare ed articolare inevitabilmente correlato.

In specifico, queste sintomatologie sono la conseguenza di punti trigger a localizzazione muscolare che, quando vengono stimolati per la funzione o per variazioni termiche, come il caldo od il freddo improvviso, producono un tipico dolore proiettato.  Tanto per rendere l’idea, anche se il meccanismo è del tutto diverso, un esempio può essere fornito dal dolore al braccio negli infarti cardiaci: il dolore è avvertito al braccio sinistro, ma il punto focale risiede nel muscolo cardiaco. Così, la testa, la regione cervicale c’entrano ben poco con il perché del dolore: il dolore è riflesso ed è a partenza proprio da punti trigger (punti grilletto) dislocati in alcuni muscoli masticatori.

Nella mia lunga esperienza, per esempio in casi di cefalee persistenti, ho avuto in cura molti pazienti trattati per anni presso i consueti centri cefalgici, senza ottenere consistenti benefici, casi poi risoltisi definitivamente in poche settimane.  Sono, in particolare, i casi con asimmetria facciale che rientrano nella cosiddetta sindrome da disfunzione temporo-mandibolare, una sindrome comune, molto più frequente di quello che normalmente si crede. Una dislocazione mandibolare verificatesi, per esempio, repentinamente a seguito di un colpo di frusta cervicale, molto facilmente si accompagna a sintomatologia dolorosa (o vertigini). Differentemente una dislocazione attuatasi lentamente, come nei disordini dentali, difficilmente dà origine a dolore, se non in determinati stadi. Questo spiegherebbe perché alcuni pazienti con dislocazione mandibolare presentano contemporaneamente sintomatologia ed altri no.

Ma perché una dislocazione mandibolare può essere causa di sintomatologia dolorosa?

Nella dislocazione mandibolare, e perché essa possa sussistere, i muscoli masticatori non debbono avere tutti la stessa tonicità, presentandosi alcuni più “contratti” (per mantenere dislocata la mandibola), altri meno. Ed è proprio nei muscoli più “contratti” che si possono sviluppare i punti trigger responsabili poi di sintomatologia. È l’affaticamento muscolare che produce i punti trigger.

Il sistema muscolare masticatorio partecipa, insieme ad altri muscoli, alla posizione del cranio sulla colonna vertebrale ed è in equilibrio col sistema tonico posturale. Se esiste squilibrio nell’apparato muscolare masticatorio, tale squilibrio coinvolgerà automaticamente il sistema posturale sistemico con quadri scoliosometrici, podoscopici e grafici (sulla pedana stabilometrica) specifici, accompagnati o meno da sintomatologie da scompenso postulale (quindi con dolore cervicale, formicolio agli arti, dolore alla spalla, vertigini, lombalgia, dolore al ginocchio da carico,crampi alle cosce, dolore al tallone, facile stancabilità in posizione eretta, ecc, ecc.).
Inoltre non bisogna sottovalutare che, per effetto dello spostamento della mandibola, i contatti occlusali tra i denti superiori ed inferiori, non essendo più corretti, diventano traumatici, quindi patologici, dando origine a carie e mobilità dentarie. In più, anche i rapporti tra i capi articolari, all’interno dell’articolazione variano, determinando patologie a tale livello, tanto che in alcuni casi, aprendo e chiudendo la bocca, i pazienti possono avvertire un tipico rumore tipo click.

Ecco perché un’analisi attenta di un danno odontoiatrico deve comportare necessariamente valutazioni gnatologiche che permettono tecniche d’intervento idonee a rimuovere a monte la causa e non solo l’effetto, che in fin dei conti può essere il danno odontoiatrico stesso. Così, la presenza di cefalea, cervicalgia, vertigini, lombosciatalgie  devono far pensare che possa esistere un problema nell’apparato masticatorio ancora non ben evidenziato. Se si parte che il dolore è un campanello d’allarme che il sistema biologico adotta per esprimere un “disagio”, la giusta decodificazione di tale dolore diventa un obbligo quando si fa terapia.